Per il secondo anno consecutivo, Stout ha supportato gli studenti nei loro progetti di ricerca applicata in collaborazione con la Bayes Business School. Lo studente Jaian Patel è l'autore di "Attività di M&A dopo la Brexit: correlazione o causalità?"
Stout ha svolto un ruolo fondamentale in questi progetti, offrendo supporto e direzione per i progetti di ricerca applicata degli studenti, fornendo un prezioso feedback dal punto di vista del settore e facilitando l'accesso ai database essenziali per la ricerca.
Inoltre, Stout ha fornito una guida completa sulla struttura del progetto durante le sue fasi di stesura e ha assistito nell'ideazione. Durante le visite in ufficio, i due studenti hanno anche avuto l'opportunità di partecipare a esperienze di apprendimento con professionisti del settore bancario senior. La supervisione degli studenti è stata affidata a Sonia Falconieri, Professoressa di Finanza e Preside della Facoltà di Finanza presso la Bayes Business School, e Damian Sebastian Serwin, Associate presso l'ufficio di Londra di Stout.
Di seguito viene fornito un riassunto dell'articolo.
L'esito del referendum sull'UE (Unione Europea) nel 2016 è stato un evento molto atteso dai mercati. La diffusa incertezza e l'ambiguità iniziale riguardo alle future relazioni del Regno Unito con l'UE, ai cambiamenti normativi, all'accesso al mercato e agli accordi commerciali hanno posto grandi preoccupazioni, in particolare per le aziende domiciliate nel Regno Unito e in Europa. Sebbene lo shock iniziale negativo sulle operazioni di fusione e acquisizione sia meno evidente otto anni dopo, sono state condotte ricerche insufficienti per esaminare se la Brexit abbia avuto un impatto duraturo su tali attività, sia in entrata che in uscita, nei mercati del Regno Unito.
Il documento di ricerca "M&A Activity Since Brexit: Correlation or Causation?" indaga l'impatto a lungo termine della Brexit sul Regno Unito. Questo documento studia specificamente se la Brexit abbia agito come fattore causale nell'alterare i volumi e i valori delle operazioni per le aziende del Regno Unito rispetto alle aziende non britanniche negli Stati Uniti, nell'UE e nei paesi nordici.
Utilizzando i dati di 2012-2023, un intervallo di campioni molto più ampio di quello studiato in precedenza, la ricerca applica un approccio quantitativo con analisi descrittive ed empiriche. Un approccio basato sulla differenza nelle differenze (DiD) esamina l'attività delle operazioni per gli acquirenti del Regno Unito rispetto alle controparti estere, controllando al contempo gli indicatori macroeconomici come il PIL, l'inflazione e le variabili specifiche dell'azienda come le dimensioni e il ricorso alla leva finanziaria dell'acquirente.
Le conclusioni principali sono state:
• Riduzione dell'attività di M&A in uscita: la Brexit ha introdotto una notevole incertezza nel mercato, con una significativa riduzione delle operazioni completate dagli acquirenti britannici (in particolare con società scandinave e statunitensi), probabilmente a causa delle maggiori problematiche normative. Tuttavia, se si considerano i volumi totali delle operazioni, la Brexit non sembra avere un impatto significativo a lungo termine sul numero complessivo di operazioni tra il Regno Unito e l'UE, i paesi nordici e gli Stati Uniti. Sebbene vi sia una tendenza generale al rialzo osservabile nei valori delle operazioni in tutto il campione, la Brexit non ha avuto alcun effetto significativo sul valore totale delle operazioni nel Regno Unito, sebbene il valore medio delle operazioni completate abbia continuato ad aumentare dopo la Brexit.
• Aumento delle acquisizioni di aziende britanniche da parte di società estere Imprese: sebbene la Brexit possa aver posto problemi agli acquirenti britannici, l'incertezza e la svalutazione della sterlina hanno creato opportunità per gli acquirenti stranieri. Le aziende dell'UE e dei Paesi nordici, in particolare, hanno incrementato le acquisizioni di target nel Regno Unito, capitalizzando su valutazioni più basse e tassi di cambio favorevoli per mantenere una posizione strategica nel mercato britannico.
• Resilienza delle aziende più grandi: è stato riscontrato che fattori specifici aziendali, come le dimensioni dell'acquirente e il ricorso alla leva finanziaria, hanno un impatto significativo sui volumi degli affari e che le aziende di maggiori dimensioni hanno maggiori probabilità di impegnarsi in attività di fusione e acquisizione. Le imprese con maggiore potenza finanziaria e liquidità erano più propense a effettuare transazioni durante i periodi post-COVID e Brexit per trarre vantaggio dalle basse valutazioni delle imprese target in difficoltà, influenzate negativamente da una prolungata incertezza.
• Confusione causata dal COVID-19: la pandemia di COVID-19 ha causato un forte shock negativo sull'attività di M&A, cui è seguita un'impennata dell'attività delle operazioni nell'immediato periodo di ripresa. Questa volatilità legata alla pandemia rende difficile isolare l'impatto specifico della Brexit, in particolare perché la pandemia ha coinciso con il periodo di transizione della Brexit. La presenza di questa sovrapposizione introduce confusione, rendendo difficile distinguere l'impatto duraturo della Brexit sulle operazioni e attribuire la causalità alle tendenze osservate.
Sebbene le aziende britanniche abbiano indubbiamente dovuto affrontare maggiori ostacoli nel perseguire operazioni in uscita, ciò è stato compensato da un aumento delle acquisizioni estere nel Regno Unito che cercano di sfruttare le opportunità strategiche.
Sebbene i risultati dello studio evidenzino indichino un certo impatto della Brexit sull'attività di M&A, il COVID e lo scenario macroeconomico avverso rendono difficile stabilire una vera causalità.